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Maggi: “Preu Vlt al 5 percento, ricavi lordi tassati al 48,2 percento”

Se consideriamo che il pay out medio sulle Vlt è di circa l’89% sul giocato, il Preu al 4,5% sulla raccolta - come ritenevamo che sarebbe stato fino a pochi giorni fa – porta ad un’incidenza della tassazione sul residuo, che chiamerei ricavo lordo delle filiera, pari al 43,6%, già in crescita dell’11,6% rispetto al 2012. Dopo l'approvazione della Legge di Stabilità, il prelievo fiscale sulla raccolta delle Vlt passerà invece al 5% e questo significa che l’incidenza della tassazione sale al 48,2% dei ricavi lordi, in crescita del 23,27% rispetto al 2012”.
Questa la stima che il presidente di Acadi, Giovanni Emilio Maggi, fa a Gioconews.it dell’impatto dell’ulteriore aumento del Preu per le Vlt, che dal 1° gennaio passerà al 5 percento, rispetto al previsto 4,5 percento. “In buona sostanza col 1° gennaio 2013 la filiera Vlt subirà un peggioramento nei ricavi, a parità di pay out, del 23%. In un contesto che già non è brillante, credo che l’impatto di questo nuovo inasprimento fiscale sarà veramente pesante, con gravi rischi per la tenuta del sistema.
Da quando nel 2009 all'atto dell’acquisizione dei diritti Vlt furono versati dagli operatori del gioco oltre 850 milioni di euro per l’acquisto dei diritti delle Vlt, l’incidenza erariale è aumentata in modo esponenziale. Ricordo che le norme prevedevano inizialmente un Preu del 2% sulla raccolta, con un’incidenza della tassazione sui ricavi lordi della filiera pari al 20,9%, poi si è passati al 39,1% (col Preu al 4%) e adesso sarà il 48,2%: mi piacerebbe che chi parla di tassazione privilegiata sul gioco, provasse ad analizzare questi dati! In Italia non c’è certo una tassazione di favore dei giochi o aliquote agevolate. Abbiamo infatti l’aliquota più alta d’Europa: dai nostri studi risulta il 30,4% in Gran Bretagna, il 25% in Spagna e il 16% in Germania. L’aumento del Preu al 5% è una misura che potrebbe avere come conseguenza una possibile uscita di scena di molti piccoli e medi operatori, con ricadute sui posti di lavoro, sulla raccolta complessiva - che potrebbe contrarsi anche del 10–15% - e con una perdita annuale per l'erario di circa 500 milioni. In un contesto normativo cosi labile, instabile e in continuo peggioramento e senza alcuna tutela per gli investimenti effettuati, non solo noi operatori del gioco legale siamo sempre più penalizzati, ma è facile immaginare che investitori italiani e stranieri certo non privilegeranno l’Italia come luogo dove far confluire i loro investimenti!”



Intervista di Alessio Crisantemi (Gioconews)
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