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QUESTO GIOCO SI FA SERIO

Milano Finanza, 23/07/2016
- Le slot machine fruttano all'Erario 5,1 degli 8,8 mld totali presi dal settore. Con la Stabilità 2017 il governo studia nuove modifiche alle modalità del prelievo, mentre prepara il taglio del 30% delle macchine -


La discussione di questi giorni si è accesa sull' entità e sulle modalità del taglio del numero delle slot machine e delle videolottery. L' intenzione del governo, illustrata in un documento messo a punto dal sottosegretario all' Economia, Pier Paolo Baretta, è dare una bella sforbiciata alle macchinette da gioco presenti in Italia, con l' obiettivo di ridurle del 30%, da circa 387 mila a una soglia di 260-265 mila, dando finalmente attuazione alla legge di Stabilità dello scorso anno. Perché la proliferazione degli ultimi anni è stata evidentemente eccessiva e c' è bisogno di mettere ordine in un settore dove non mancano problemi di dipendenza dal gioco, anche tra i più giovani, e oramai si possono trovare macchinette per giocare praticamente ad ogni angolo delle città. «Serve un punto di equilibrio tra le esigenze degli operatori e la tutela dei cittadini, con una riforma che non deve essere solo fiscale, ma anche sociale», spiega Baretta a Milano Finanza, «La mia proposta, che andrà discussa con gli enti locali, prevede quattro punti fermi. Si va dal divieto di apparecchi in alcuni locali come ristoranti, alberghi o stabilimenti balneari, a un calo importante delle presenze anche nei bar e nei tabacchi». Non solo. La direzione verso cui ci si sta orientando è creare sempre di più aree chiuse e delimitate, dedicate esclusivamente al gioco. «Nella proposta è prevista una certificazione dei punti di gioco, che servirà a garantire il rispetto delle regole mentre, per aumentare i controlli, la polizia locale avrà il potere di fare accertamenti», dice il sottosegretario. In questo senso sembra essere costruttiva anche la posizione dei concessionari Acadi, l' associazione aderente a Confindustria Sit, presieduta da Guglielmo Angelozzi, che proprio in questi giorni ha messo a punto il Libro Bianco dei giochi pubblici, che martedì 26 luglio sarà presentato al Senato. «Siamo favorevoli alla riduzione del numero delle slot e alla loro eliminazione da numerose tipologie di punti vendita come ristoranti, alberghi, circoli privati o stabilimenti balneari», spiega il presidente dell' associazione aderente a Confindustria, che rappresenta circa il 50% del mercato dei cosiddetti apparecchi da intrattenimento. «E condividiamo anche il divieto di presenza nei bar e nelle tabaccherie-ricevitorie che abbiano dimensioni inferiori ai 20 metri quadri», aggiunge. Perché la diffusione di apparecchi in piccoli esercizi rischia di confondere l' attività principale con quella di gioco, e questo può favorire l' induzione al gioco, mettendo a rischio in particolare i minori». Insomma, i principali operatori del settore sembrano essere ben consapevoli che ci sia bisogno di una stretta e che questa avrà effetti benefici, perché potrà dare maggiore credibilità e fiducia al comparto e combattere l' offerta illegale. È di qualche giorno fa la relazione della commissione Antimafia che stima in circa 5 miliardi l' anno i flussi che sfuggono al controllo dello Stato grazie ad apparecchi di vecchia generazione manomessi. Flussi che spesso alimentano i circuiti criminali. «Tra le iniziative legislative già approvate nell' ultima legge di Stabilità che potranno aiutare sensibilmente la lotta all' illegalità ed evitare l' accesso al gioco da parte dei minori ci sono le slot di ultima generazione a controllo remoto che non potranno più essere manomesse e consentiranno di verificare l' età del consumatore prima di abitare l' apparecchio, con sistemi di accesso mediati dall' esercente», aggiunge Angelozzi. Ma il taglio delle macchine andrà attuato stando ben attenti a non mettere a rischio la stabilità delle imprese. Un obiettivo che hanno ben chiaro in mente anche al governo, considerando che da slot e videolottery arriva la fetta più grande delle entrate fiscali che ogni anno confluiscono nelle casse dell' Erario provenienti dal settore dei giochi. L' anno scorso, degli 8,8 miliardi complessivi incassati dallo Stato grazie ai giochi, ben 5,1 sono arrivati proprio dall' attività che fa capo agli apparecchi da intrattenimento, che hanno avuto una raccolta complessiva di 48,38 miliardi. Ovvero più della metà degli 87,7 miliardi che gli italiani hanno puntato nel 2015 su giochi e scommesse, ottenendo indietro più dell' 80% sottoforma di vincite. «Dal taglio del numero delle slot non ci sarà alcun calo per le entrate», assicura Baretta, «perché abbiamo già compensato la flessione con l' aumento del preu (il prelievo erariale unico, ndr) previsto dalla legge di Stabilità 2016». Per le slot l' aliquota è passata in particolare dal 13 al 17,5%, mentre per le videolottery il ritocco è stato dal 5 al 5,5%, con un beneficio per l' Erario di circa 1,2 miliardi. Con la Stabilità 2015 c' era poi stato anche un prelievo straordinario di 500 milioni, di cui finora l' Erario avrebbe incassato però solo 400 milioni, a causa della difficoltà dei concessionari di raccogliere quanto dovuto dalla filiera. Ma le manovre fiscali sul settore potrebbero continuare ancora. «L' idea è passare da un prelievo sulle macchine, a prescindere dall' utilizzo, come oggi, a una tassazione sul margine netto effettivo, ovvero quel che resta degli incassi dopo le spese e le vincite pagate ai giocatori», spiega Baretta. Manovra, anche questa, che non dovrebbe modificare il gettito e «che potrebbe essere realizzata con la prossima legge di Stabilità dell' autunno, rendendo il sistema più equo», dice il sottosegretario. Entro quella data dovrebbe essere chiaro anche il quadro definitivo per il taglio e il riordino delle slot sul territorio. Benché governo e operatori siano allineati, a tirare il freno, questa volta, sono gli enti locali. Le regioni, finora, hanno autonomamente legiferato sulle regole da imporre agli operatori nella diffusione sul territorio della macchinette da gioco, e non sembrano intenzionate a rinunciare alle proprie prerogative. «In assenza di leggi nazionali ci sono stati enti che hanno imposto paletti rigidi e ora c' è bisogno di uniformare le regole», spiega Baretta che giovedì 21 ha riunito la conferenza unificata Stato-Regioni per avere l' approvazione del suo piano. Ma per ora ha ottenuto solo un rinvio al 3 agosto. Nuovi incontri sono previsti ancora nei prossimi giorni, con il governo consapevole che si potrebbe andare avanti con la riforma anche senza il via libera delle regioni. «Preferiamo di gran lunga il dialogo», chiosa Baretta, «aspettiamo le proposte delle regioni e ne discuteremo», ma l' auspicio sarebbe di avere il via libera al piano prima della pausa estiva. 
ANNA MESSIA
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