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LAVORO E OCCUPAZIONE: IL PESO DEL GIOCO NELL’INDUSTRIA ITALIANA

TRIPLICA IL RAPPORTO CON IL PIL DA 1,16% NEL 2003 A 3,86% NEL 2010

Roma, 9 giugno 2010 - Il peso dell’industria del gioco sull’economia italiana è dimostrato dalla crescita del rapporto tra la raccolta complessiva dei vari comparti e il Prodotto interno lordo che è passato dall’1,16% del 2003 al 3,86% del 2010. Una crescita dovuta al grande sforzo legislativo per regolamentare il settore dal 2004 a oggi, con la realizzazione della rete telematica delle NewSlot delle allora Comma 6. Il lavoro del settore e delle concessionarie statali dei giochi pubblici è proseguito intensamente sotto l’onda delle riforme legislative che hanno reso possibile il perfezionamento della rete di collegamento degli apparecchi, il passaggio dalle Comma 6 alle Comma 6a e, più di recente, l’arrivo delle Videolottery di ultima generazione.

L’intero comparto ha visto aumentare i volumi di raccolta ad un tasso medio annuo del 23% tra il 2003 e il 2009 (da 15,4 a 54,3 miliardi di euro) e del 13% nel 2010, raggiungendo la cifra record di 61,4 miliardi di euro (+296% rispetto al 2003). In otto anni, tra il 2003 e il 2010, la raccolta è stata complessivamente di 309 miliardi di euro. Numeri strabilianti anche alla luce della feroce lotta condotta in collaborazione con la Guardia di Finanza contro il gioco illegale. Nel rapporto della  GdF 2009 c’erano 5826 macchine illegali sequestrate (+130% del 2008), più di 6000 persone a verbale, 702 punti di raccolta scommesse abusivi (+20%), 6 milioni di Gratta e Vinci contraffatti (+98%).  

In controtendenza con la generale crisi economica del Paese, il settore del gioco è uno dei pochi, se non l’unico, capace di mantenere alta l’attività produttiva e creare posti di lavoro. Secondo i dati Unioncamere il numero di imprese operanti nei diversi comparti del settore, al 2009, è di 2.758 unità. Il trend di crescita del numero di imprese attive nella gestione di apparecchi da intrattenimento o attività connesse a lotto, lotterie, scommesse, etc. viene confermato dai dati al primo trimestre 2010 (2.815, +2% rispetto a fine 2009), contro una riduzione del numero complessivo di imprese italiane dello 0,6%.

Rispetto al contesto imprenditoriale generale, le 2.758 imprese si caratterizzano, per un maggiore contributo delle società di capitali (31,2% del totale, contro il 17,1% registrato con riferimento al numero complessivo di imprese attive in Italia) e un contestuale minore contributo delle ditte individuali e società di persone. Relativamente al settore degli apparecchi da intrattenimento le aziende di grandi dimensioni che gestiscono apparecchi presso terzi occupano un più alto numero medio di addetti, anch’esso in crescita (6 nel 2006, 9 nel 2009), mentre gli altri gestori presso terzi e i gestori presso esercizi propri occupano mediamente 2 addetti.

Ci sono laureandi che dedicano le loro tesi al settore del gioco, e imprese del gioco che assumono laureati con una frequenza mediamente tripla rispetto alle aziende di altri settori. Il rapporto neo laureati/occupazione, si sta facendo così concreto da spingere l’università stessa a ipotizzare un master o, addirittura, un corso di laurea specializzato sulla complessa materia del gioco lecito. L’Area Giochi di Confindustria, intanto, prosegue la sua attività impegnata su molteplici fronti quali la tutela della legalità, l’impegno verso una corretta via di comunicazione di quello che il gioco rappresenta e il costante confronto tra le diverse realtà aderenti, affinché possano esprimersi, non coralmente, ma come voce unica.

                                                                                                                          Ufficio Stampa ACADI

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