Roma, 14 febbraio 2012 - Dopo un rinvio di settimane, finalmente è arrivato. La Commissione Finanze del Senato ha espresso il suo parere favorevole all'atto del governo 411, recante l'istituzione dell'Agenzia fiscale dei Monopoli di Stato. Come avvenuto a novembre alla Camera, anche la sua omonima a Palazzo Madama ha evidenziato alcune condizioni. Il testo del parere è stato parzialmente modificato, nel corso della seduta di questo pomeriggio, rispetto a quello che era stato presentato dal relatore dell'atto, il senatore del Pdl Riccardo Conti.
Il via libera da parte della sesta Commissione Finanze della Camera allo schema di decreto governativo (e degli altri atti connessi) che prevede l’istituzione dell’Agenzia fiscale dei Monopoli (a Montecitorio relatore dell’atto governativo era il pidiellino Antonino Salvatore Germanà) era arrivato lo scorso 10 novembre e nonostante l’iter fosse stato ben più spedito di quanto avvenuto all’omonima commissione del Senato, i parlamentari erano stati ben chiari, al momento di esprimere il loro parere favorevole, nel fissare tre specifiche condizioni.
La prima riguarda le articolazioni della nascente Agenzia dei Giochi, in particolare le Direzioni provinciali e interprovinciali e le dotazioni di personale delle stesse: la commissione ha dunque invitato il governo (allora, quello guidato da Silvio Berlusconi) a evitare che le direzioni locali si traducano "in strutture burocratiche meramente rappresentative e prive di effettive capacità operative", ma siano invece in grado di assicurare "forme efficaci e snelle di puntuale controllo sul territorio da parte dell'Agenzia, in particolare per quanto riguarda l'azione di contrasto all'illegalità e ai fenomeni evasivi e elusivi". Nella seconda condizione si osserva invece che "la dotazione del personale dirigente non generale" consisterà "in 100 unità", dotazione cui "peraltro non corrisponde l'attuale dotazione effettiva che deve pertanto essere integrata". Una simile dotazione "non consentirebbe di instaurare sedi periferiche in tutte le province", pertanto si chiede al Governo di "optare preferibilmente per una rete periferica su base interprovinciale". Infine, nella terza condizione si chiede al Governo di eliminare la Direzione Centrale Uffici Periferici e "ad attribuire invece la funzione di coordinamento dell'azione degli uffici periferiche a due direzioni interregionali, competenti rispettivamente sulle aree settentrionali e meridionali del Paese".
Con queste condizioni, si era in pratica dato voce alle perplessità emerse in fase di esame dell’atto da parte della Commissione: in particolare il deputato del Pd Alberto Fluvi aveva evidenziato “qualche dubbio circa l’opportunità che gli uffici dell’istituenda agenzia abbiano una diffusione così capillare sul territorio nazionale come quella prevista dal Regolamento provvisorio di amministrazione”, suggerendo piuttosto di “procedere, in questa fase, a una valutazione, adeguatamente approfondita, anche di altri modelli organizzativi eventualmente utilizzabili”.
Ufficio Stampa ACADI