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L’Associazione dei Concessionari: "Con le sale chiuse la gente si rivolge altrove"

8 febbraio 2021
Le dichiarazioni di ACADI su La Verità dell'8 febbraio 2021 dal titolo "L’Associazione dei Concessionari: “Con le sale chiuse la gente si rivolge altrove”. I ludopatici non hanno smesso e i soldi sottratti al fisco finiscono alla criminalità"

La Verità 8 febbraio 2021

“Le limitazioni imposte dal Covid stanno arricchendo le organizzazioni criminali. Almeno 5 miliardi potrebbero essere già finiti nelle loro tasche. Il blocco del gioco pubblico dura da quasi un anno nonostante le attività si siano dotate di protocolli di sicurezza simili, se non superiori a quelli altri settori industriali. Non vorrei che dietro la chiusura ad oltranza delle sale ci fosse una manina ideologica”. Geronimo Cardia, presidente di Acadi-Confcommercio, l’associazione dei concessionari di giochi pubblici, era in piazza Montecitorio accanto alle donne operatrici del settore per chiedere la riapertura degli esercizi “ormai al collasso”.

A febbraio fanno 10 mesi su 12 che il comparto è chiuso. Un aiuto per i malati di gioco? “Non è che chiudendo le sale giochi si estingue la domanda. È come se si pensasse di combattere la dipendenza dal fumo mettendo i sigilli alle serrande dei tabacchi: sarebbe il boom delle sigarette di contrabbando. La domanda continua ad esistere e con gli esercizi chiusi ci si rivolge altrove, spesso alla malavita”. Solo in parte c’è stato un travaso dell’utenza sulle piattaforme online. I giochi su internet, spiega Cardia, hanno avuto un incremento ma non al punto da compensare le perdite delle sale fisiche. “se in condizione di normalità la spesa per gioco ammonta a circa 18 miliardi di cui 10 vanno all’erario come gettito fiscale e 8 miliardi a remunerare le attività, abbiamo stimato che una parte di queste due voci, cioè circa 5 miliardi, sono sicuramente finiti, durante il lockdown prolungato, nelle tasche della criminalità e del gioco clandestino”.

Hanno poco da gioire per le chiusure Covid i moralisti che fanno le crociate contro le sale giochi. E c’è poco da stare allegri anche per altri aspetti della questione spesso sottovalutati. Non solo il mancato gettito per lo Stato. “In un contesto politico in cui la lotta all’evasione è tra le priorità, far emergere questa attività altrimenti sommersa è un valore importante”, afferma Cardia. Oltre alle risorse economiche, c’è il rischio, manifestato da Acadi alla politica, di lasciare sguarnite aree del territorio che potrebbero tornare nell’orbita delle scommesse clandestine in mano alla malavita. “la mancanza di un’offerta pubblica misurata e controllata nei territori, ha favorito il proliferare dell’illegalità. È stata la stessa Agenzia delle dogane e dei monopoli a evidenziarlo, come le istituzioni investigative che si occupano dei presidi di pubblica sicurezza. Solo nel Lazio e in Abruzzo sono emerse illegalità nel 10% dei casi su circa 3.000 verifiche effettuate nel corso del 2020.

La funzione del gioco pubblico, commenta Cardia, è di “presidiare i territori per soddisfare la domanda di gioco che comunque esiste e resiste pure all’aumento delle imposte. Se questa richiesta resta orfana, si rivolge ad altri mercati illeciti”. Con la chiusura delle sale, il ruolo di contrasto della malavita e all’evasione è venuto meno. I locali sono mappati e valutati dalle questure per controllare chi esercita l’attività, le sale hanno un monitoraggio di videocamere e ogni operazione di gioco sospetta che possa far pensare al riciclaggio è segnalata alle pubbliche utilità, al pari di una banca. Il blocco delle attività ha quindi rappresentato un black out informativo del territorio su un settore guardato con attenzione dalla criminalità organizzata.

Il comparto è rilevante anche sotto il profilo occupazionale. Conta circa 150.000 addetti che ora sono a rischio. Come pure potrebbero non riaprire più tante sale. Il presidente di Acadi vede nero: “Decenni di contrasto alle organizzazioni del gioco clandestino potrebbero essere stati compromessi”.
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