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Il Presidente di ACADI Cardia "Il settore muore perchè è stato chiuso"

28 maggio 2020

Il Messaggero “Il settore dei giochi teme il default e lo Stato perde 750 milioni al mese. Sale ancora chiuse e senza una data certa di riapertura allarme occupazione solo a Roma 5 mila posti in bilico” 28 maggio 2020
IL CASO. Roma. Il caso è unico. In tutta Europa, e forse nel mondo, un altro esempio non c’è. Il settore, come tanti altri, è stato chiuso dalle ordinanze del governo a causa del Covid. Fatturato zero e dipendenti in cassa integrazione. Fino a qui nulla di diverso a quanto accaduto, per esempio, alla ristorazione o agli altri esercizi commerciali. Solo che, mentre per tutti gli altri settori economici il governo con i decreti Cura Italia, liquidità e rilancio, ha previsto prestiti garantiti, indennizzi e altri aiuti, in questo caso non solo non sono arrivati aiuti, ma è stata addirittura una nuova tassa. Il gioco legale è finito in un tunnel. E ora è in tumulto. Letteralmente. Due giorni fa centinaia di addetti di un comparto che in Italia impiega 100mila persone, si sono ritrovate spontaneamente in piazza del Plebiscito a Napoli. Le proteste si moltiplicano in tutta Italia. Non solo per la tassa dello 0,5% sulla raccolta introdotta in piena crisi da coronavirus. Anche perché, le sale scommesse, le sale bingo, le sale slot, secondo l’ultimo Dpcm del governo, quello che ha aperto praticamente tutto, dovranno rimanere chiuse fino al 15 giugno. E qualcuno teme che non riapriranno neanche dopo.
Si inizia a sussurrare che l’intenzione celata dal governo è non far ripartire più il gioco. Senza la necessità di interventi legislativi o dibattiti parlamentari, chiudere il comparto per eutanasia. “Il settore” dice Geronimo Cardia, presidente di ACADI, l’associazione dei concessionari, “muore perché è stato chiuso. È una chiara responsabilità politica, perché i protocolli per riaprire in sicurezza ci sono come per gli altri esercizi commerciali. Hanno riaperto”, aggiunge Cardia, “comparti che nelle tabelle Inail avevano un rischio maggiore”.
I NODI DA SCIOGLIERE. In realtà, perché il settore del gioco legale, se si eccettuano il Lotto, Gratta e Vinci e il Superenalotto, sia ancora chiuso, non è chiaro. Il vice ministro all’Economia, Antonio Misiani a una precisa domanda del Messaggero, ha spiegato che “il settore dovrà riaprire in sicurezza”. Insomma, se i protocolli ci sono le sale dovranno ripartire. Anche perché alla Ragioneria generale dello Stato è suonato un campanello d’allarme. Ogni mese alle casse erariali mancano tra i 650 e i 750 milioni di euro. Il buco accumulato fino ad oggi avrebbe abbondantemente superato i due miliardi di euro. La parte più ricca del mercato, il settore delle slot machine, non porta più un euro al Tesoro da oltre due mesi, Questo perché, oltre alle sale specializzate, anche i punti vendita aperti che ospitano macchinette, come per esempio i Bar o i tabacchi, sono obbligati a tenerle spente. A deciderlo sono stati i Monopoli, applicando in maniera estensiva il decreto del governo che ha chiuso le sale. In quel provvedimento si parla, infatti, di “attività” delle sale giochi. Insomma, secondo i Monopoli, anche la raccolta nei Bar rientrerebbe nel lockdown. Una interpretazione contestata dai concessionari che starebbero valutando di impugnarla.
I nodi, tuttavia, presto potrebbero venire al pettine. I dipendenti diretti del settore sono circa 75mila, arrivano a 100mila se si comprendono appunto i Bar che in parte guadagnano con le slot. Per adesso i lavoratori sono in Cassa integrazione grazie alle norme Covid. Cassa che però tra breve, prima del 15 giugno, scadrà per molte imprese perché arrivata al limite dell’utilizzo. “A metà giugno i nostri dipendenti non potranno più usufruire degli ammortizzatori sociali nonostante la perdurante chiusura delle nostre aziende”, spiega Massimiliano Pucci, presidente di Astro, l’associazione dei gestori del gioco lecito. Per due mesi i dipendenti rimarranno senza stipendio. Non potranno essere lasciati a casa fino al 17 agosto perché il governo ha bloccato i licenziamenti. Ma, senza una ripartenza rapida del settore, è quasi scontato che dal 18 agosto, le aziende concessionarie siano costrette a licenziare. Un problema sociale che potrebbe avere ripercussioni importanti anche su Roma, dove diversi concessionari hanno la loro sede operativa e la parte più “pregiata” di questa occupazione.
LE STIME. Le stime parlano di una perdita di oltre 5 mila posti solo nella Capitale. Secondo uno studio di Ggia Mestre e Astro, sono 805 le società che hanno sede a Roma. Ma la verità è che far ripartire i giochi non sarà cosa semplice. La ragione è sostanzialmente politica. Il Movimento Cinque Stelle è da tempo schierato con la chiusura del comparto. Solo qualche giorno fa, il capo politico del Movimento, Vito Crimi, ha chiarito il suo pensiero. Su twitter ha cinguettato: “Slot machines e gioco d’azzardo devono essere gli ultimi a tornare in attività. La decisione di posticiparne la riapertura è positiva, accoglie le nostre richieste. Se non riaprissero più sarebbe meglio”.


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