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"Giochi nel 2020 a rischio 4 miliardi di entrate" le dichiarazioni di ACADI a Milano Finanza

20 ottobre 2020
Si riportano le dichiarazioni di ACADI sulla testata giornalistica Milano Finanza dal titolo “Giochi, nel 2020 a rischio 4 miliardi di entrate. Parla Cardia (ACADI)”
Quattro miliardi di entrate in meno per le casse dello Stato. A tanto ammonterà nel 2020 l’ammanco dai giochi. Colpa della pandemia, ma anche di una ripresa delle attività che ha visto la riapertura di sale giochi, sale scommesse e bingo slittare di uno o due mesi rispetto alla fine del lockdown a maggio perché equiparate a discoteche e non a esercizi più simili come per esempio i comuni negozi con aperture lasciate alla discrezione delle Regioni. “Covid non ha fatto che sommare nuove difficoltà a una situazione già complicata a gennaio 2020.” Spiega a MF- Milano Geronimo Cardia, presidente di ACADI, l’Associazione che rappresenta circa il 70% del gioco pubblico. “I continui aumenti di tassazione (quasi al 70% per gli Awt e oltre il 50% per le videolottery, nrd) stanno erodendo i margini e avendo un impatto sugli operatori”.
L’ultimo ostacolo risale all’ordinanza della Regione Lombardia per contenere i contagi da Sras-Cov2. “Le misure che prevedono la sospensione (totale in Lombardia, dalle 21 nel resto del Paese) delle attività delle sale giochi, sale scommesse e sale bingo e l’interruzione del gioco operato con slot machine all’interno degli esercizi lombardi comportano evidenti rischi per la legalità e, a medio termine, per la continuità del gettito erariale. Come dimostrato nel caso dello scorso lockdown” aggiunge Cardia. Nel 2019, con una spesa attorno ai 18 miliardi di euro all’erario sono andati oltre 11,4 miliardi. Alla fine di quest’anno la spesa potrebbe invece crollare di 5 miliardi, di cui 4 appunto in meno per lo Stato. Dagli operatori arrivano quindi una serie di richieste al governo. La prima, è quella di una proroga delle concessioni “per un arco di tempo adeguato, parametrato ad altri comparti”, così da permettere di indire le procedure selettive per affidamenti e le condizioni economiche e distributive. “Chiediamo anche di essere trattati dal sistema finanziario come tutte le altre aziende” aggiunge Cardia.
Un capitolo a parte riguarda la questione delle distanze per l’apertura di nuovi punti, con limitazioni imposte da ogni singola regione italiana. “Ogni legge regionale è concepita imponendo di riformulare una nuova istanza di autorizzazione a tre o cinque anni dalla data di entrata in vigore. Così dal 2011-2012, qunado hanno iniziato a circolare leggi regionali sul gioco, in molti casi ci si è accorti che i punti di gioco non potevano stare nei luoghi dove sono”, spiega. Su questo punto, ACADI trova una sponda nell’Autorità per i Monopoli. In vista di un’annunciata riforma del sistema gioco, il direttore Marcello Minenna ha lanciato l’idea di ricalibrare il rapporto Stato – Enti Locali e destinare a questi parte delle entrate.
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