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Intervista a Geronimo Cardia "Giochi liquidità e non altre tasse.

10 maggio 2020
Intervista a Geronimo Cardia, Presidente di ACADI, su La Verità: “Giochi liquidità e non altre tasse. L’Associazione dei concessionari pubblici (75.000 dipendenti e 10 miliardi di gettito annuo) denuncia la perdita di ricavi da crisi. A vantaggio delle scommesse illegali”

Il lockdown da Covid-19 ha causato la quasi totale chiusura delle attività del settore del gioco pubblico, un comparto che vale più di 75.000 dipendenti diretti e circa 5 miliardi di euro di valore aggiunto. Senza contare gli oltre 10 miliardi di gettito che ogni anno finiscono nelle casse dello Stato. Dopo due mesi di stop, il governo ancora latita con le risposte e l’unica soluzione che sembra avere in mente non è un salvagente, ma nuove imposte. L’idea è quella di destinare lo 0,75% della raccolta delle scommesse sportive per alimentare il Fondo di rilancio del sistema sportivo nazionale. “Si tratterebbe di una scelta immotivata”, fanno sapere Confindustria, Confcommercio e Confesercenti “se venisse effettivamente applicata, il settore delle scommesse sarebbe oggi l’unico in Italia a subire un aumento fiscale”. Vedremo quali sorprese finiranno dentro il dl Rilancio, al momento le richieste avanzate da Acadi, l’Associazione dei concessionari di giochi pubblici, che aderisce a Confcommercio, stentano a fare breccia, nonostante la linearità delle proposte. Si va dalla sospensione e rateizzazione dei versamenti in acconto su periodi contabili senza raccolta effettiva fino agli ammortizzatori sociali. “Partendo dalla messa in sicurezza delle imprese e dei posti di lavoro”, spiega il Presidente Geronimo Cardia, “si è già avuto modo di calcolate in circa 750 milioni la perdita di gettito erariale su base mensile per le tipologie di giochi destinatarie delle chiusure. Cos0 come si è avuto modo di mettere in evidenza che le perdite di ricavi per le imprese, sempre su base mensile, ammontano a 600 milioni. Molto di più, se mai sono utili termini di paragone, rispetto a quanto denunciato in modo scandalistico sui media riguardo al rischio di perdite del comparto del calcio laddove non sia prevista una riapertura per la fine del mese di maggio, in relazione alle quali si è parlato di circa 200 milioni di perdite per lo Stato e di circa 500 milioni di perdite per le imprese”. Il comparto del gioco pubblico porta con sé anche un tema di presidio sociale e di contrasto all’illegalità. In questi due mesi si stima l’aumento delle giocate fuori legge di almeno il 150%. “Il settore che rappresentiamo”, prosegue Cardia, “garantisce un presidio sul territorio. Non solo perché garantiamo un costante controllo attraverso telecamere e vigilanza – spesso fonti per l’autorità giudiziaria – e tutte le segnalazioni antiriciclaggio, ma anche perché garantiamo che i prodotti distribuiti sono quelli misurati e controllato dallo Stato. Temiamo che una volta passati al gioco illegale, molti non tornino più indietro. Solo chi sia intenzionato a non vedere con obiettività i problemi del comparto del gioco pubblico”, conclude, “non coglie il fatto che perdite di ricavi di tali dimensioni sono in grado di intaccare non solo l’assetto finanziario, e dunque la liquidità, ma anche quello economico, laddove il venir meno di così importanti porzioni di componenti positive di reddito si palesa come idoneo a non consentire una copertura adeguata dei costi a partire da quelli per la remunerazione dei dipendenti”. “Tutti i protocolli di sicurezza per i dipendenti e gli utenti sono pronti, verificati ed approvati e ci dicono che i presidi implementati rendono i punti di gioco equiparabili a qualunque esercizio commerciale, con in più la possibilità di poter assicurare la pulizia del prodotto dopo ogni uso”. Non dovrebbe esserci spazio per le spinte proibizionistiche. Se non si prendono provvedimenti per la riapertura potrebbe essere troppo tardi.
 
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