
Il punto di vista dei giocatori patologici sui distanziometri e sulle limitazioni di orari applicati in sostanza solo agli apparecchi. Un importante studio sanitario fa luce sulla complessità dell’offerta di prodotti e dei canali distributivi. (Jamma, maggio 2025)
Chi meglio di chi soffre il problema sulla propria pelle è in grado di dare una valutazione dell’idoneità delle misure attualmente previste da Regioni e Comuni? Per questo gli studi sanitari dedicano la massima attenzione al punto di vista dei giocatori patologici. Nella pubblicazione di un importante studio sanitario si giugne a conclusioni interessanti anche in questa fase cruciale per il riordino del comparto del territorio.
Premessa
E’ avvenuta la pubblicazione sulla rivista scientifica
Italian Journal of Psychiatry della ricerca “
Pathological gamblers’ views on harm reduction and prevention: an observational, real-world study” (“
Il punto di vista dei giocatori d'azzardo patologici sulla riduzione del danno e sulla prevenzione: uno studio osservazionale sul mondo reale”) portata a termine da una squadra nutrita di studiosi (Giovanni Martinotti, Mauro Pettorruso, Francesco Di Carlo, Serena Panichella, Tamagnini Gianfranco, Ilenia Rosa, Carlotta Marrangone, Tommaso Piro, Nicola Ciraselli, Mario Luciano, Pierluigi Catapano, Salvatore Cipolla, Maria Salvina Signorelli, Andrea Fiorillo), utilizzando “
un questionario specifico (…) sviluppato da un comitato della Società Italiana di Psichiatria”.
Obiettivo: conoscere il punto di vista dei diretti interessati
Lo studio si è prefissato l’obiettivo di “
indagare il profilo epidemiologico e i comportamenti di gioco degli individui con diagnosi di GD in Italia e di valutare le loro prospettive sulle politiche di prevenzione e riduzione del danno”, intervistando “
104 partecipanti, di età compresa tra i 18 e i 75 anni, con diagnosi di GD da parte di psichiatri certificati e provenienti da centri clinici di tutta Italia”.
Le persone affette da gioco d'azzardo patologico possono infatti fornire
feedback preziosi sull'efficacia delle misure attualmente in vigore. Esse, portando la loro esperienza, possono indicare quali strategie ritengono più utili per prevenire o ridurre i comportamenti di gioco compulsivo. Inoltre, il loro coinvolgimento nella progettazione e valutazione delle misure di prevenzione potrebbe favorire un maggiore coinvolgimento nel proprio percorso di cura perché sentendosi ascoltati e compresi potrebbe così aumentare la motivazione a partecipare attivamente ai programmi terapeutici. Infine, dare voce ai giocatori patologici potrebbe contribuire a promuovere una maggiore consapevolezza pubblica sulla effettiva natura ed origine di questa patologia, con ciò anche agevolando l'accesso ai servizi di supporto e incoraggiare altri a cercare aiuto. Perché una delle leve più importanti potrebbe essere proprio quella di riuscire ad intercettare quanto prima possibile eventuali esigenze di interventi mirati.
Pluralità di giochi, di canali distributivi e di parametri.
Un dato che emerge dalla lettura del documento è che ciascuno dei soggetti intervistati ha una storia ed un percorso personale così come una percezione differente della diffusione di un gioco piuttosto che di un altro, di un canale distributivo piuttosto che di un altro.
In particolare viene specificato tra gli altri il fatto che “
il 75% [dei giocatori patologici intervistati] si dedica a più forme di gioco d'azzardo, il 59,4% delle quali coinvolge almeno una piattaforma online” e che le tipologie menzionate dagli intervistati sono diverse (tra cui Slot machine fisiche, Vlt fisiche, Bingo, Scommesse fisiche, 10 e lotto, Gratta e vinci, Scommesse on line, Casinò on line).
Peraltro dall’analisi viene messo in rilievo anche che “
alcuni prodotti di gioco d'azzardo possono essere certamente più attraenti (con il noto meccanismo del payout) o anche più accessibili (perché senza spazi territoriali), o sempre disponibili (perché senza limitazioni orarie)”.
Il passaggio proposto nello studio suggerisce di fare alcune riflessioni.
Anzitutto può essere richiamato un principio cardine per l’elaborazione di politiche efficaci: occorre studiare il percorso di dipendenza, intesa non solo come dinamica clinica, ma anche come interazione tra soggetto, tipologia di gioco e canale distributivo. Tante volte infatti nelle ordinanze comunali di limitazioni di orari impartite solo agli apparecchi vengono presentati a supporto studi (neanche agganciati alla realtà del territorio) che comunque non fanno una valutazione in merito all’eventuale specifica esigenza di vietare solo gli apparecchi fisici.
Il fatto che ogni giocatore patologico abbia una storia personale differente e percepisca in modo soggettivo l’attrattiva e la diffusione dei diversi prodotti di gioco rappresenta un’indicazione fondamentale sia per le misure di prevenzione sanitaria sia per gli interventi legislativi e regolatori.
In particolare, conoscere se la dipendenza si origina e si consolida attraverso un determinato tipo di gioco (es. slot fisiche, gratta e vinci, scommesse sportive) e se tale gioco è distribuito fisicamente sul territorio oppure tramite piattaforme digitali consente di calibrare l’intervento in modo non solo più preciso ed efficace ma anche evitando meri e ancor più dannosi spostamenti del problema.
Inoltre, sembra di poter dedurre che tale approccio possa assumere un rilievo anche sul piano sanitario poiché anzitutto potrebbe permettere ai servizi per le dipendenze (Ser.D. e centri accreditati) di modellare i percorsi terapeutici sulla base delle caratteristiche specifiche del gioco e del canale distributivo coinvolto, considerando fattori come il ritmo di gioco, i parametri del gioco come il payout, la presenza o meno di contatto sociale, la disponibilità continua.
Ma allo stesso tempo tale approccio potrebbe consentire di anticipare l’individuazione precoce del rischio e l’applicazione di strumenti di riduzione del danno (es. equilibrio dei parametri, messaggistica, autoesclusione).
Sul piano normativo e regolatorio, l’approccio consapevole dell’intero pacchetto di offerta sembra altrettanto cruciale.
E ciò anzitutto perché è evidente che i diversi parametri e le diverse norme di riferimento che determinano diversità di struttura e modalità di fruizione sono in grado di rendere alcuni prodotti più attrattivi di altri, più accessibili di altri ed anche in qualche modo più a rischio di altri (troppo alta o troppo bassa frequenza di gioco, troppo alto o troppo basso ritorno in vincite, presenza o assenza di limiti orari o di limiti distanziali). E poi perché si palesa così l’inadeguatezza di una normativa come quella attuale (peraltro espulsiva e quindi proibizionistica) di distanze ed orari, applicata solo su apparecchi, a favore invece di una normativa che dovrebbe essere consapevole della complessità dell’offerta e per questo tanto mirata quanto ponderata e coordinata.
In sintesi, comprendere se e come la dipendenza da gioco insorge a partire da specifici prodotti e modalità di distribuzione è condizione imprescindibile per una strategia pubblica di contrasto alle patologie che sia realmente efficace nella prevenzione e cura.
Le chiusure totali spostano l’interesse. Serve una politica di prevenzione unitaria e coordinata.
Nello studio si evidenzia che “
è stata rilevata una drastica diminuzione del gioco d'azzardo fisico dal 2019 al 2022, insieme a un marcato aumento del gioco d'azzardo on line, in parte dovuto all'impossibilità di visitare alcuni luoghi fisici durante la pandemia COVID-19, a seguito di misure restrittive che hanno colpito alcune, ma non tutte, le tipologie di gioco disponibili nei luoghi fisici”.
Ed ancora “
le politiche di riduzione del danno dovrebbero orientarsi decisamente verso una regolamentazione unitaria e coerente del gioco d'azzardo per tutti i prodotti e i canali di distribuzione. Come sappiamo, le attuali restrizioni (come le distanze percorribili a piedi e le limitazioni di tempo) riguardano solo alcuni tipi di gioco di persona, in particolare le macchine in loco. Un registro di autoesclusione è in vigore per il gioco d'azzardo online e potrebbe essere esteso al gioco in loco.”
A commento di questo sembra si possa sottolineare un fenomeno particolarmente rilevante sul piano giuridico e regolatorio: la parzialità delle restrizioni su specifiche tipologie di gioco d’azzardo può determinare al più la mera traslazione della domanda verso forme non vietate, piuttosto che una reale riduzione del comportamento patologico complessivo.
Questo aspetto evidenzia una dinamica tipica dei mercati regolati in modo asimmetrico: quando si vieta o limita una specifica forma di offerta senza un coordinamento sistemico, la domanda si sposta su prodotti o canali alternativi ancora disponibili e percepiti come sostitutivi, anziché estinguersi. In altre parole la sola limitazione o addirittura proibizione settoriale può risultare inefficace se non addirittura controproducente.
Nel contesto del gioco pubblico italiano, ciò suggerisce che un intervento parziale — ad esempio sul solo gioco fisico o peggio ancora in particolare solo sugli apparecchi— non produce una reale riduzione del rischio, ma può alimentare il ricorso a canali percepiti come meno controllati.
Dal punto di vista del diritto amministrativo e delle politiche pubbliche, questa evidenza rafforza la necessità di adottare misure (che non devono essere dei divieti) che siano di prevenzione, coordinate, coerenti, tecnologicamente avanzate e che coinvolgano tutti i prodotti e tutti i canali distributivi, pena l’inefficacia delle restrizioni e la loro inevitabile elusione.
Conclusioni
Non stupisce quindi che “
i giocatori non percepiscono le attuali restrizioni come un ostacolo al gioco d'azzardo”, che “
secondo gli stessi giocatori, è improbabile che limitare solo alcune forme di gioco d'azzardo sia efficace per ridurre i problemi legati al gioco d'azzardo” e che lo studio metta in evidenza ad un certo punto che “
la mancanza di una strategia coordinata per combattere il GD tra tutti i giochi e tra tutte le forme di distribuzione rende inutili le misure di contenimento attualmente previste”.
Sarebbe certamente una buona notizia se di tale consapevolezza si trovi traccia anche nell’ambito delle discussioni in corso ai tavoli tecnici ed ai tavoli politici per il riordino del gioco fisico.
Geronimo Cardia
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