"Il Governo riconsideri la chiusura del settore dei giochi con l'apertura in determinate fasce orarie delle sale gioco corrispondenti a quelle degli esercizi commerciali e, nello stesso tempo, provveda allo stanziamento di misure a sostegno e ristoro alle imprese della filiera in concessione del gioco regolamentato, non escludendole a priori per tipologia di attività (codici Ateco) o dimensioni economiche. Le nuove e stringenti misure disciplinate dall'
ultimo Dpcmcomportano ulteriori aggravamenti per i lavoratori del settore dei giochi pubblici e per le circa 70mila aziende dell'intero comparto".
E' quanto scrive il presidente dell'Associazione Concessionari di Giochi Pubblici (Acadi-Confcommercio), Geronimo Cardia, in una lettera inviata al presidente del Consiglio, al ministro dell'Economia e delle Finanze, al sottosegretario del Mef con delega ai giochi, al ministro dello Sviluppo Economico e dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, rilevando una ingiustificata chiusura dei punti di gioco nonostante con i protocolli adottati finora non siano stati registrati episodi di contagio.
"In considerazione della crisi epidemiologica, per l'anno 2020 si sono verificate perdite effettive e stimate di gettito erariale e perdite di remunerazione del comparto per l'attività imposta dalle concessioni del 50% rispetto all'anno precedente. Tra le misure di ristoro proposte al governo il differimento degli obblighi contributivi aziendali con riferimento al 2021, l'utilizzo del credito d'imposta sui canoni di locazione ad uso produttivo, lo spostamento temporale dei versamenti previsti per il prelievo erariale nell'ultimo bimestre dell'anno, stop agli aumenti di tassazione sugli apparecchi da intrattenimento, eliminazione dei canoni concessori per i mesi oggetti di chiusura, proroga degli affidamenti concessori di 36 mesi", conclude Cardia.